giovedì 27 luglio 2017

Ti Ricordi di Me? - Sophie Kinsella

Cari vecchi amori di gioventù....
c'é stato un tempo in cui la Kinsella è stata la mia compagna di viaggio preferita durante il tragitto per l'ufficio, quante risate da psicopatica in treno o in metropolitana con la gente che mi guardava basita!
Poi un po' presa dalla stanchezza per i (forse) troppi capitoli di I Love Shopping ho accantonato questo amore, ma grazie all' audiolibro di questa storia devo dire che sento la scintilla tra noi in procinto di riaccendersi...



Quando Lexi si sveglia in un letto d'ospedale, non ricorda proprio cosa le sia successo. È convinta di avere venticinque anni, di essere povera in canna, con una vita sentimentale disastrosa, i denti storti e le unghie mangiate... E invece eccola lì, fresca di parrucchiere, con una bocca perfetta, mani curatissime, un lavoro da super manager e... un sacco di soldi! Sì, perché oltretutto è sposata con un bellissimo miliardario. Ma com'è possibile? Lexi non ricorda nulla del suo passato recente, marito compreso, e quando torna a casa - la sua meravigliosa, incredibile nuova casa - deve ricominciare tutto da capo, a partire dal rapporto con suo marito, al momento un perfetto sconosciuto. Ma lui è così collaborativo! Le prepara persino un "manuale matrimoniale" per aiutarla a ricordare la loro vita di coppia¿ Con un po' di buona volontà andrà tutto a posto; e poi ora ha la vita perfetta, e questo sembra davvero un buon inizio... o no?


lo stile è sempre quello, fresco, scorrevole, divertente; Lexi è una di noi: semplice, senza un soldo, fa shopping ai grandi magazzini ed usa make up commerciale, ed un bel giorno si risveglia con tutto ciò che non aveva mai avuto nemmeno il coraggio di sognare improvvisamente a sua disposizione... troppo bello per essere vero!
Dovrà però riscoprire tutto da capo, capire come la sua vita negli anni dimenticati sia potuta cambiare così tanto, come LEI sia potuta cambiare tanto! Avrà modo di rivalutare un po' tutte le sue priorità, capire chi sono le persone veramente importanti per lei e quali siano i suoi sogni per il futuro, ricominciando a conoscere tutti e prima di tutto se stessa.

Un libro divertente e appassionante grazie ai vari colpi di scena che l'autrice di certo non lesina, consigliato a chi vuole dedicarsi ad una lettura rilassante e scacciapensieri.






mercoledì 26 luglio 2017

Al Diavolo i buoni propositi (Amori in Biblioteca) - Olivia Dade




L'ascolto di questo libro nasce dalla ricerca di qualcosa di leggero dopo Ragione e Sentimento, e questa faccina 😳 riassume il mio pensiero....

La storia è molto molto carina, romantica ed a tratti mi ha ricordato un po' gli Harmony che rubavo di soppiatto a mia mamma quando ero bambina: una timida bibliotecaria si ritrova suo malgrado a condurre la serata di capodanno organizzata per un gruppo di single all'interno della biblioteca, e conosce un giovane che come lei si è ritrovato involontariamente a partecipare.
Cosa c'è di meglio per noi romanticone librodipendenti?
Fin qui tutto bene... ammetto mio malgrado che nonostante spesso mi auto-imponga di superare i miei preconcetti verso alcuni generi, con uno non sono mai riuscita a superare la mia sfiducia... la letteratura erotica... ebbene, c'è una parte del libro che nonostante (fortunatamente) lo abbia ascoltato in completa solitudine (e non in macchina come spesso capita con i figli nel sedile posteriore) mi ha visto diventare rossa come la copertina fino alla punta delle orecchie!!!!
Sono una timidona lo so.... abbiate pazienza, ma credo di essere una delle poche che 50 sfumature nonostante lo straripante successo lo ha visto solamente sugli scaffali della libreria, è più forte di me!!!!

Comunque, a parte la parentesi sexy, l'ho apprezzato, ha soddisfatto a pieno le mie aspettative di cuoricini a non finire, e l'autrice ha inserito alcune citazioni di Jane Eyre a cui sono veramente affezionata... quindi: promosso a pieni voti, via libera alle bibliotecarie sognatrici!!!!

VirtNet Runner 2 - Il Programma - James Dashner

Ci sono cascata di nuovo 😔
Lo ammetto, uno dei miei grandi limiti, quando inizio una saga, è che anche se non sono troppo convinta devo necessariamente arrivare fino in fondo... è più forte di me, non riesco proprio a fare meno di sapere come la storia va a finire. Ed è così, che quando su Audible mi sono accorta che il secondo capitolo di VirtNet Runner era disponibile, non sono riuscita a resistere....



Sopravvissuto alle insidie disseminate lungo il Sentiero, Michael ha finalmente davanti agli occhi la vera faccia della realtà, una presa di coscienza che ha sconvolto quello che credeva di sapere della sua stessa vita e del mondo. È vivo per miracolo, dopo aver collaborato con il governo per sventare Kaine, il pericoloso hacker che agiva all'interno del Virtnet, la complessa realtà alternativa in cui è possibile immergersi e vivere un'esistenza parallela. La verità sull'hacker, però, è molto più sfaccettata del previsto: Kaine è un Tangente, un programma di intelligenza artificiale, e il completamento del Sentiero da parte di Michael non è che il primo passo perché il suo disegno di manipolazione del mondo si compia. Secondo i suoi piani visionari, ispirati alla Dottrina della Mortalità, la terra sarà ripopolata di corpi umani con coscienze e sentimenti che non sono altro che linee di codice, e ogni giocatore del VirtNet rischia di rimanere intrappolato in questo nuovo stadio dell'evoluzione della specie, un incubo virtuale peggiore del più cupo dramma reale.


Avevamo lasciato tutto in sospeso: Michael ha scoperto la sua natura, e si risveglia in un mondo ed in un corpo al di fuori del sonno che non riconosce. La SVN conosce la sua situazione, ma sente che le uniche due persone di cui lui si possa fidare sono sempre le stesse: Sarah e Bryson, dovrà cercarli nel mondo reale, e continuare con loro quanto iniziato nel primo capitolo. La minaccia di Kayne e della dottrina della mortalità sono presenti sia nel sonno che nella veglia, e il confine tra la menzogna e la verità in entrambi i mondi sarà sempre più difficile da riconoscere.

Abbiamo modo di conoscere un po' più a fondo i personaggi, il rapporto di amicizia tra i tre, che fuori dal gioco si scopre ben più profondo; possiamo vedere quanto la fiducia assoluta tra i ragazzi rappresenti per loro l'unica via di scampo.
Anche stavolta, purtroppo, rimaniamo nel dubbio assoluto su quanto potrà accadere in seguito, quindi spero vivamente che Audible mi faccia la grazia di rendere disponibile quanto prima il terzo ed ultimo capitolo della saga!

martedì 25 luglio 2017

Intervista con l'Autrice: Ilaria Marsilli

Buongiorno a tutti,
oggi conosciamo un po' meglio una delle autrici che mi hanno colpito negli ultimi tempi, Ilaria Marsilli, la quale, gentilissima, mi ha concesso un po' del suo tempo per rispondere a qualche domanda, ecco di seguito per voi la nostra  intervista:

1.    Ciao Ilaria, grazie per aver accettato questa intervista. Avevo voglia di conoscerti meglio, perché mi hai davvero incuriosita. Per cui eccomi a chiederti, prima di tutto, di raccontarmi come e quando è nata la tua passione per la scrittura.

Ciao, grazie mille per questa splendida opportunità!
La passione per la scrittura è iniziata per puro caso. Sono sempre stata un’accanita lettrice, amante appassionata dei libri con la a maiuscola, ma del tutto disinteressata a entrare nel mondo della scrittura e convinta che non sarei mai riuscita a mettere insieme più di due frasi di senso compiuto. I miei temi alle superiori ad esempio rasentavano per lunghezza e grammatica i telegrammi, neanche fossi stata affetta da una forma allergica acuta nei confronti della prolissità.
La prima sorpresa per me è stata invece l’essere in grado di scrivere la tesi di laurea. Lì forse si è sbloccato qualcosa, ma non era un romanzo e non avevo assolutamente preso minimamente in considerazione l’idea di scriverne uno. Neanche passata per l’anticamera del cervello.
Ho sempre desiderato raccontare storie, far decollare con la mente le altre persone, regalare emozioni e sogni, come altri li avevano donati a me con le loro opere, ma intendevo farlo come fumettista, davvero non come scrittrice.
Poi mi sono trovata nella situazione di dover scrivere un paio di racconti per una applicazione sviluppata dalla ditta di mio marito, come incitamento agli utenti a fare altrettanto. Non sapevo se sarei stata in grado ti tirare fuori qualcosa di minimamente decente, ma ben presto le dita sono volate leggere con mio estremo stupore sulla tastiera e mi sono ritrovata a pensare: «Ah, uhm, però… è divertente!».
È in quel momento che è nata in me la storia di Aili. Ho iniziato così a scriverla per diletto, pensando al massimo di inserirla nell’ App a cui lavoravo, a puntate, ma il “divertente” è passato a: «Santo Iddio!!! Ma è una figata pazzesca! Perché nessuno me l’ha detto prima?». Con tanto di stelline negli occhi ed elettricità statica che si propagava dal mio corpo per l’eccitazione.
Mi sono innamorata della scrittura in quell’ istante, ardentemente. La mia mente, prima abitata solo da immagini, si è riempita anche di parole e tutto ha preso una direzione diversa da quella di partenza.

2.    Da cosa trai ispirazione per scrivere le tue storie? E c’è un momento della giornata in cui preferisci metterti a lavoro?

Mi arriva alla mente un particolare dal nulla, un dettaglio e su quello imbastisco una trama. La musica è per me un grande aiuto a far volare l’immaginazione. Non credo sia esistito un solo momento della mia vita in cui io non abbia inventato storie. Me le racconto prima di addormentarmi. Me le racconto nei momenti di attesa, come un viaggio in macchina o una sala d’aspetto.
Forse sono nata partorendo già avventure nella mia testa e a volte la cosa mi ha creato anche qualche problema, perché mi estraneo a tal punto dalla realtà da non accorgermi più di quello che mi succede intorno.
Non c’è un momento migliore per scrivere per me. Quando avevo tutto il tempo che volevo a disposizione, parevo una pazza invasata, incapace di staccarsi dalla tastiera. Qualsiasi altro lavoro o occupazione, come anche doversi arrestare per nutrirsi o espletare i bisogni corporali, era un peso pazzesco. Immaginami piegata sulla tastiera con gli occhi rossi, lo sguardo spiritato e i capelli simili a un covone di paglia. Ma quando mi prendono i raptus artistici divento così.
Ora che i momenti che posso dedicare alla scrittura, e all’ arte in generale, si sono ridotti, sono per forza di cose più equilibrata e in un certo senso credo che si veda anche nel mio modo di scrivere, che è meno istintivo e di getto, ma più ragionato.

3.    Se dovessi descrivere la Ilaria Marsilli autrice, quali parole useresti?

Mhmm… Libera di seguire la sua ispirazione, pignola e… Ok, ho problemi con questo genere di domande, mi si fa il vuoto nel cervello. Passiamo a quella dopo…

4.    Da lettrice, quali libri preferisci? E, tornando alla passione per la scrittura, c’è un genere per cui ti senti più portata?

Leggo principalmente gialli, thriller, horror e fantasy, ma non disprezzo anche altri generi se la trama mi incuriosisce. Personalmente mi sento più portata per il fantasy, perché mi piace poter scrivere con le mie regole e non dover sottostare necessariamente a quelle delle realtà che conosciamo.

5.    Libro di carta o ebook?

Un tempo avrei detto carta. Ma oggi apprezzo la praticità degli ebook e degli eReader. Ovvero da quando nella mia vita è entrata mia figlia e, durante le interminabili poppate, mi sono ritrovata solo con una mano disponibile per sorreggere il lettore e girare le pagine. Con un cartaceo sarebbe stato quasi impossibile, pena un crampo all’ avambraccio dopo appena mezz’ ora.
Certo quando leggo un romanzo in ebook e me ne innamoro, poi vado a comprare anche il cartaceo per riporlo nella mia libreria. Sono ancora dipendente dal piacere del possesso fisico dei volumi, del peso dei libri tra le mie mani, del loro odore, del piacere che mi provoca vederli belli allineati sugli scaffali... Sì, sono un po’ malata, lo so…

6.    Il tuo esordio è stato un'altra storia, vuoi parlarcene? Sei affezionata a quei personaggi?

L’idea delle vicende di Aili è partita dal desiderio di scrivere una storia che narrasse di due giovani con un cuore in condivisione. Volevo che fosse una favola che ricordasse quelle classiche delle mia infanzia, poi però la trama si è infittita e intricata nel corso della stesura. Ammetto che la maggior parte dei colpi di scena non sono stati studiati a tavolino, come potrebbe invece sembrare, ma per lo più sono stati sorprese anche per la sottoscritta. Mentre scrivevo mi trovavo a dire: «Ma dai? Sul serio?». Come se fossi stata io stessa una spettatrice e non l’autrice col potere decisionale sulla trama. Mi è sembrato tutto il tempo di mettere per iscritto qualcosa che mi veniva narrato da terzi. La trilogia di Aili parla di una storia quasi viva, che non ha accettato interferenze nemmeno da me. Come non lo hanno fatto i personaggi, ostacolandomi ogni qualvolta volevo forzarli ad agire in modo contrario al loro carattere.
Penso che li porterò nel cuore per sempre. Accompagnarli nelle loro avventure è stata un’esperienza entusiasmante.

7.    Parliamo adesso del tuo libro “I Dissonanti”. Com’è nata questa storia? E a cosa ti sei ispirata?

Bella domanda e la verità è che, anche spremendomi le meningi, davvero non me lo ricordo… Bene, ora sono preoccupata, andrò a fare qualche controllo per appurare che non abbia una forma precoce di demenza senile.

8.    Raccontaci qualcosa di te al di là del lato prettamente autoriale. Cosa fai nella vita? Hai dei progetti che porti avanti?

Nella vita mi districo tra il lavoro di mamma e quello di grafica. Al momento con una netta prevalenza del primo. Qualsiasi progetto personale a breve scadenza per ora è in stallo, a causa del poco tempo a disposizione.

9.    Hai mai dedicato un racconto a qualcuno?

Devo dire di no. Ma pensandoci avrei dovuto dedicare la trilogia di Aili a mio marito, per avermi concesso il tempo di scriverla, per essere con me sempre paziente, per lasciarmi libera di appagare il bisogno irrefrenabile che ho di esprimermi attraverso l’arte, anche quando a volte toglie tempo a noi due.

10.    Un motivo per cui le persone dovrebbero raccontare una storia?

Perché scrivere può essere un’esperienza catartica, perché è divertente, perché se si ha una storia dentro va lasciata uscire. Da qualche parte c’è qualcuno in attesa di conoscerla, leggerla e amarla. È un regalo che si fa a se stessi e agli altri. Da lettrice dico che di libri non siamo mai sazi e più ce ne sono, più facile è trovarne uno che sembra scritto apposta per noi. Quindi buttarsi, non tirarsi indietro e largo alla fantasia.

11.    Quale sarà il tema della tua prossima storia?

Ancora non sono riuscita a inquadrarlo a dovere. Si comporrà piano piano quando sarà maturo per prendere una forma definitiva, ma mi piacerebbe che la storia fosse ambientata a Venezia, città che amo e dove ho frequentato l’università.

Grazie mille per lo spazio che mi hai dedicato sul tuo blog.


... grazie a te Ilaria per la tua disponibilità!!!

domenica 23 luglio 2017

Ragione e Sentimento - Jane Austen

Qualche giorno fa sono stati esattamente 200 anni dalla scomparsa di una delle più grandi autrici di ogni tempo, ed avrei voluto pubblicare qualcosa in quella data, ma putroppo gli impegni personali sono stati pressanti e non ho avuto modo di farlo:, oggi si rimedia 😜

Non è il mio preferito (e questo per chi segue il blog non è una novità) ma è la Austen... diamine!


L'ambientazione è quella consueta dell'autrice, la ridente e umida campagna inglese, i personaggi anche, le signorine in età da marito, la trama è un must: peripezie e pettegolezzi degli intrecci sociali e familiari.

Le tre giovani signorine Dashwood e la madre si ritrovano dopo la perdita del capofamiglia con pochi soldi e senza casa, per cui, costrette a lasciare la dimora familiare al fratellastro (l'eredità andava al figlio maschio, ricordiamocelo...) si trasferiscono in un piccolo cottage in campagna gentilmente messo a disposizione da un lontano cugino materno.
Le ragazze hanno caratteri molto diversi: la maggiore, Elinor, è posata ed assennata, un po' il grillo parlante della famiglia, Marianne invece è l'anima romantica della casa, ed ecco quindi la ragione e il sentimento che vengono analizzati nel romanzo.

Trasferendosi al cottage, le ragazze abbandonano tutto della loro vita precedente, non solo la casa, l'amata Norland, ma anche le precedenti conoscenze, tra cui Edward Ferrars, fratello della loro "amabile" cognata, per cui Elinor, in tutta la sua pacatezza, nutre un tenero sentimento.

In campagna, però, hanno modo di fare nuove conoscenze, in quanto il cugino e la moglie amano intrattenere fitte relazioni sociali (cosa che d'altronde la Austen in tutti i suoi romanzi, ci indica come unico passatempo nella vita di provincia) conoscono qui la signora Jennings, amante dei pettegolezzi, il colonnello Brandon, amico di famiglia, e John Willoughby, un giovanotto divertente ed attraente, che aiuta Marianne dopo un piccolo incidente all'aperto, per cui lei perderà in breve la testa.
Willoughby dopo una iniziale fitta frequentazione con Marianne, dovrà partire improvvisamente per Londra, facendo sprofondare la giovane in una cupa tristezza.

Nel frattempo le Dashwood ricevono finalmente la tanto attesa visita di Edward, il quale però, si dimostra freddo e distaccato, ma la cosa, non fa sprofondare Elinor nella stessa tristezza della sorella.

Per tentare di risollevare l'umore di Marianne, le ragazze passano l'inverno a Londra con la signora Jennings, ma questo invece che portare sollievo, si rivela in realtà fonte di ulteriore dolore: le giovani incontrano Willoughby, ma lo trovano freddo e distaccato, e soprattutto fidanzato con una ricca ereditiera, inoltre, Elinor scopre che anche Edward e' segretamente impegnato con una giovane da qualche anno.

Qui l'autrice ci fa entrare nelle menti, nei cuori e nei sogni delle due ragazze, analizzando come il dolore possa essere affrontato tramite l'utilizzo della propria ragione o lasciandosi trasportare dal dolore, in balia dei sentimenti e verremo trasportati da una lunga serie di eventi verso l'agognato lieto fine.

Dal romanzo è stato tratto un apprezzabilissimo film nel 1995, con Emma Thompson e Kate Winslet, che pure non seguendo esattamente il tracciato della Austen, ne crea perfettamente l'atmosfera.
Per gli amanti degli audiolibri consiglio decisamente la versione Emons letto dalla Cortellesi: la sua interpretazione è unica, coinvolgente e a tratti decisamente esilarante!!!

sabato 15 luglio 2017

La Ragazza del treno - Paula Hawkins

Per una volta mi avvicino ad un genere che non mi è proprio familiare:


Rachel ogni giorno percorre lo stesso percorso in treno, ed ogni giorno osserva dal finestrino la vita nelle case che vede lungo il tragitto, una coppia in particolare, che sente quasi di conoscere. Rachel è dipendente dall'alcol, la sua vita è andata in pezzi dopo il divorzio, e quella coppia le appare l'incarnazione di tutto quello che avrebbe dovuto avere anche lei: amore, benessere, felicità.

Un giorno, però, vede qualcosa che non si sarebbe mai aspettata ed il giorno dopo una ragazza, proprio quella che lei guarda sempre, scompare misteriosamente.

La sua mente non riesce a ricordare cosa sia successo quella stessa sera, ma in qualche modo, ha la sensazione di avere qualcosa a che fare con la vicenda.
Gli stessi inquirenti non riescono a trovare il bandolo della matassa in questa storia, un matrimonio perfetto in apparenza, con una alcolizzata che vaneggia di aver visto qualcosa ma che non ricorda.

"Ho perso il controllo di tutto. Anche dei luoghi che si trovano nella mia mente"


La Hawkins col suo linguaggio schietto, a volte anche crudo, ci trascina nel mondo allucinato di Rachel, dove non ci sono certezze, c'è solo il vuoto assoluto lasciato dall'esaltazione alcoolica, e costruisce un thriller psicologico non prevedibile, che tiene il lettore col fiato sospeso fino all'ultima pagina.


"Devo arrivare alla fine della storia. Ho bisogno di parlarne con qualcuno, almeno una volta, di raccontarla a voce alta. Se non riesco a buttare fuori le parole, finiranno per mangiarmi viva. Il vuoto dentro di me, la voragine che hanno scavato nella mia anima, crescerà fino a divorarmi."


Il libro mi ha trascinata, non sono un'amante del thriller (riesco ad agitarmi pure leggendo la lista della spesa, figuriamoci!) ma non ho potuto fare a meno di leggerlo (ascoltarlo nel mio caso) tutto d'un fiato per capire chi avesse fatto cosa... 
ora non mi resta che vedere la trasposizione cinematografica, non posso esimermi, ma ho già letto un po' recensioni e non mi aspetto molto... come sempre d'altra parte: su uno schermo è impossibile riportare le stesse emozioni che scaturiscono dalle parole! 😉




giovedì 6 luglio 2017

Perché demolire il Fantasy????

E' on line in questi giorni una discussione relativa al mio genere preferito, in merito alla quale mi sento in dovere di scrivere due parole.

Lo scorso 25 Giugno, è uscito "La Lettura", periodico culturale del Corriere della Sera, contenente un articolo di Edoardo Boncinelli che demolisce letteralmente il fantasy, accusando i lettori del genere di essere persone alla ricerca "del massimo dell'evasione, del disimpegno e del relax", perché, sempre per citare le sue parole, il fantasy è divertimento puro, richiede il minimo dell'attenzione e della riflessione.

Qui il link all'articolo:
http://www.pressreader.com/italy/la-lettura/20170625/281672549949711

Ecco, io sono offesa.
Mi chiedo: se sono una persona che vuole così tanto disimpegnarsi, fuggire dalle responsabilità e dal quotidiano, come farò mai ad essere una lavoratrice, moglie e crescere addirittura due bambini???

Sono offesa da una analisi così ingiusta e superficiale, non tanto di un genere letterario, quanto di una vasta fetta di pubblico, di cui sinceramente mi onoro di far parte.
Non trovo affatto fondate le sue analisi, trovo invece che esistano tanti ottimi autori in questo comparto della letteratura, dotati della sensibilità di esaminare le tante sfaccettature dell'animo umano e delle situazioni sociali che magari non trovo in autori di generi diversi.
Non mi sembra corretto che tali temi non vengano considerati solo perché affrontati in contesti che non sono realistici, basti citare non tanto la strapagata J. K. Rowling (che comunque adoro, per carità!) quanto invece uno su tutti il caso di Rick Riordan:
insegnante di Inglese alle scuole medie, ha portato nelle sue saghe, tra cui Percy Jackson, tutte le diverse realtà del suo vissuto con i ragazzi, nei suoi libri sono presenti giovani transgender, gay, famiglie LGBTQ, coppie di e 
diversa etnia... di tutto e di più, e per far capire la portata del suo lavoro, forse non c'è modo migliore che affidarsi alle sue parole:

"Sto cercando di fare di più. Percy Jackson è nato per dare sostegno ai bambini, in particolare a mio figlio, che aveva difficoltà nell'apprendimento. Mentre i miei lettori aumentavano, mi sentivo obbligato a usare le mie storie per dare sostegno a tutti i ragazzi delle medie, per tutte le battaglie che devono affrontare. Non sempre riesco a fare abbastanza. Non ci riesco sempre nel modo giusto. Avere buone intenzioni è una cosa meravigliosa, ma alla fine della storia, il testo deve essere concreto. Le mie intenzioni spariscono e rimangono solo le parole, che sono l'unica cosa che i bambini vedono. Ma devo continuare a provarci. I miei ragazzi contano su di me.Quindi grazie, soprattutto ai miei ex alunni. A voi, prometto che farò meglio - mi scuso quando sbaglio, imparerò dai miei errori e sarò lì per i ragazzi LGBTQ e mi impegnerò perché sappiano che nelle mie storie, loro sono inclusi. Sono importanti. Adesso smetto di parlare, ma vi prometto che non smetterò di ascoltare."



Questo è Rick Riordan, o "zio Rick", come affettuosamente lo definiscono i suoi lettori: ora venitemi a dire che dietro un simile lavoro ed atteggiamento ci sia la volontà di fuggire dal reale, di non volersi impegnare a utilizzare le proprie facoltà mentali ad affrontare la realtà!
Questa naturalmente è la mia opinione, di una lettrice che pur non essendo un'appassionata ad esempio di poesia, non si permetterà mai di demonizzarla, soprattutto se non ha una vasta conoscenza di tutto ciò che essa contenga. 
Cito invece volentieri, l'articolo di risposta di Marco Ciardi pubblicato dal IlSole 24 ore:

il professore dell'Università di Bologna credo sappia dare una risposta molto più corretta della mia a Boncinelli, facendo una analisi decisamente più onorevole per noi lettori.

Per coloro che come me sono quindi degli scansafatiche (almeno secondo Boncinelli) e che volessero esplorare il fantastico mondo di zio Rick, consiglio la lettura dei suoi lavori, per info, vi segnalo la pagina Fb  Percy Jackson Series - Italy, gestita a mio parere in maniera splendida, dove potete trovare un mare di immagini, citazioni e spunti di lettura.

Recensione: Principessa Saranghae - Diego Galdino

...E quando credevo di non ricordare nemmeno come entrare in questo blog... eccomi qua! Breve parentesi personale: Vi chiedo scusa. Sono pra...