venerdì 1 marzo 2019

Recensione: Il labirinto degli spiriti - Carlos Ruiz Zafón

Barcellona, fine anni '50. Daniel Sempere non è più il ragazzino che abbiamo conosciuto tra i
cunicoli del Cimitero dei Libri Dimenticati, alla scoperta del volume che gli avrebbe cambiato la vita. Il mistero della morte di sua madre Isabella ha aperto una voragine nella sua anima, un abisso dal quale la moglie Bea e il fedele amico Fermín stanno cercando di salvarlo. Proprio quando Daniel crede di essere arrivato a un passo dalla soluzione dell'enigma, un complotto ancora più oscuro e misterioso di quello che avrebbe potuto immaginare si estende fino a lui dalle viscere del Regime. E in quel momento che fa la sua comparsa Alicia Gris, un'anima emersa dalle ombre della guerra, per condurre Daniel al cuore delle tenebre e aiutarlo a svelare la storia segreta della sua famiglia, anche se il prezzo da pagare sarà altissimo. Dodici anni dopo "L'ombra del vento", Carlos Ruiz Zafón torna con un'opera monumentale per portare a compimento la serie del Cimitero dei Libri Dimenticati. "Il labirinto degli Spiriti" è un romanzo fatto di passioni, intrighi e avventure. Attraverso queste pagine ci troveremo di nuovo a camminare per stradine lugubri avvolte nel mistero, tra la Barcellona reale e il suo rovescio, un riflesso maledetto della città. E arriveremo finalmente a scoprire il gran finale della saga, che qui raggiunge l'apice della sua intensità e al tempo stesso celebra, maestosamente, il mondo dei libri, l'arte di, raccontare storie e il legame magico che si stabilisce tra la letteratura e la vita.

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Ascoltare questo libro è stato come sfogliare un vecchio album di famiglia: conosci buona parte dei volti, ma alcuni sono nuovi per te e non fanno parte dei tuoi ricordi.
Zafón ha il potere di teletrasportarmi nella sua Barcellona, quella gotica di Franco, dei segreti e delle sparizioni misteriose, proprio quella in cui avevamo lasciato il connubio Daniel Sempere e Fermín al termine dell'Ombra del Vento.

《 Una storia non ha principio né fine, soltanto porte d'ingresso.
Una storia è un labirinto infinito di parole, immagini ed energie riunite per svelarci la verità invisibile su noi stessi. Una storia è , in definitiva, una conversazione tra chi la racconta e chi l'ascolta: un narratore può raccontare solo fin dove lo sorregge il mestiere, mentre un lettore può leggere solo fino a ciò che porta scritto nell'anima

Pochi anni dopo conosciamo un nuovo enigmatico personaggio, Alicia Gris, la cui storia è curiosamente legata alla loro, in una cupa ragnatela la cui spiegazione occuperà l'intero libro. Alicia è bellissima, affascinante e letale, proprio come una vedova nera, ma è afflitta dalla dolore fisico e dalla consapevolezza di non essere realmente padrona della propria vita; si ritrova ad affrontare un mistero combattuta tra la speranza che questo sia l'ultimo della sua particolare carriera lavorativa ed al contempo con la paura che lo sia realmente.
Sulla sua strada incrocia i nostri vecchi amici: un Daniel che sperimenta la vita matrimoniale con le gioie ed i dolori della paternità, un mirabolante Fermín, che cerca di comportarsi, come direbbe lui, da fiero riproduttore spagnolo, una Bea che la maternità ha profondamente maturato, il cui amore per Daniel si è rivelato molto di più che la follia di due ragazzini.
New entry che si fa decisamente notare è il piccolo Julian, il quale è dotato di tutte le caratteristiche di un buon Sempere, è curioso, vive di libri, ma ha in più il grande cuore e la furbizia di mamma Bea: um mix unico che affascina e conquista.

Ho dato un'occhiata in rete, ed ho notato che i pareri sono discordanti: ho letto pareri molto positivi o viceversa terribilmente negativi; io, dal canto mio, l'ho trovato una giusta chiusura del cerchio lasciato aperto dall'Ombra del Vento, come se ora, finalmente, tutti i personaggi avessero trovato la giusta collocazione.
L'ho adorato, capitolo dopo capitolo, ed ho salutato con affetto questa famiglia ed il Cimitero dei Libri Dimenticati, il quale non smetterò mai di sperare che esista davvero...

《Nulla che valga la pena in questa vita è facile, Daniel. Quando ero giovane pensavo che, per navigare nel mondo, bastasse imparare a far bene tre cose. Una: allacciarsi le scarpe. Due: spogliare coscienziosamente una donna. E tre: leggere per assaporare ogni giorno qualche pagina scritta con intelligenza e destrezza. Mi sembrava che un uomo ben piantato con i piedi per terra, capace di accarezzare e di imparare ad ascoltare la musica delle parole, vivesse di più e soprattutto vivesse meglio. Ma gli anni mi hanno insegnato che questo non basta, e che a volte la vita ci offre l'opportunità di aspirare a essere qualcosa di più di un bipede che mangia, defeca e occupa temporaneamente spazio sul pianeta. E oggi il destino, nella sua infinita inconsapevolezza, ha voluto offrire a lei questa opportunità.》

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