Buongiorno,
per l'estrazione del 30 settembre dell'Ikigai Book Challenge, avevo chiesto un titolo, e mi è stato assegnato questo:
Lina ha appena compiuto quindici anni quando scopre
che basta una notte, una sola, per cambiare il corso di tutta una vita. Quando
arrivano quegli uomini e la costringono ad abbandonare tutto. E a ricordarle
chi è, chi era, le rimangono soltanto una camicia da notte, qualche disegno e
la sua innocenza. È il 14 giugno del 1941 quando la polizia sovietica irrompe con
violenza in casa sua, in Lituania. Lina, figlia del rettore dell'università, è
sulla lista nera, insieme alle famiglie di molti altri scrittori, professori,
dottori. Sono colpevoli di un solo reato, quello di esistere. Verrà deportata.
Insieme alla madre e al fratellino viene ammassata con centinaia di persone su
un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. Settimane di
fame e di sete. Fino all'arrivo in Siberia, in un campo di lavoro dove tutto è
grigio, dove regna il buio, dove il freddo uccide, sussurrando. E dove non
resta niente, se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a
scavare, giorno dopo giorno. Ma c'è qualcosa che non possono togliere a Lina.
La sua dignità. La sua forza. La luce nei suoi occhi. E il suo coraggio. Quando
non è costretta a lavorare, Lina disegna. Documenta tutto. Deve riuscire a far
giungere i disegni al campo di prigionia del padre. E l'unico modo, se c'è, per
salvarsi. Per gridare che sono ancora vivi.
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Lituania, 1941
Una famiglia come tante si sta preparando per la notte, i bambini sono nelle loro stanze, la mamma sta sistemando la casa, il papà questa sera non c'è, ma bastano dei colpi alla porta per cambiare in un attimo ogni cosa.
Lina, sua madre e suo fratello, vengono portati via da questa serenità, costretti a lasciare tutto e ad intraprendere un lunghissimo viaggio di cui non conoscono nemmeno la destinazione: vengono così deportati, come tanti loro connazionali, reputati colpevoli di crimini a loro sconosciuti, rinchiusi come bestie e ammassati proprio come accadeva in altri treni sotto un altro regime.
Sono anni bui per la Lituania, si trova stretta fra due diverse follie, da un lato il nazismo, dall'altro i Sovietici, entrambi con la smania di far pulizia di chiunque non ritengano degno o che possa essere loro da ostacolo.
Ammetto che su questa parte della storia ero completamente ignorante: in tutta la mia carriera scolastica non sono mai riuscita ad approfondire la storia del 900, abbiamo sempre raggiunto questo secolo nell'ultima parte dei corsi di studio ed affrontato con fretta e superficialità, quindi questo libro mi ha concesso la magnifica occasione di rimediare almeno in parte.
Sono rimasta stupita da quanto una deportazione di tale entità desti meno clamore di quella perpetrata dai nazisti, in quanto trovo che ci sia differenza nella sofferenza, non è una bandiera a sminuire il dolore, le morti, e la fame, e soprattutto non è la bandiera dietro cui si nasconde il dittatore di turno a cambiare le cose... quanta amarezza... vite distrutte e famiglie intere cancellate, per la smania di potere o per l'idiozia della pulizia etnica...
Per tutto il libro ho sperato: per loro, per i loro compagni di viaggio, per Andrius, un giovane conosciuto sul treno che li porta in Siberia, pagina dopo pagina speravo che tutti riuscissero a resistere, al freddo, al dolore, alle malattie, alla cattiveria dei loro carcerieri.
Alcuni di loro ce la faranno, scaldati in quella regione polare dall'amore per la patria, per i loro cari, per la vita stessa
Leggetelo, arrivate alle ultime pagine con Lina, accompagnatela in questo viaggio lunghissimo, durante il quale oltre che cercare di restare in vita, capirà che alcune cose nessuno riesce a strappartele, se restano vive nel tuo cuore.
"Mi hanno tolto tutto.I personaggi di questa storia hanno una forza che io non riesco nemmeno ad immaginare: Lina ha 15 anni, ma si contano sulle dita di una mano i momenti in cui si lascia piegare dallo sconforto, suo fratello è poco più di un bambino, ma troverà la forza per imparare a lavorare nel campo di lavoro, e badare a sua mamma e sua sorella; la mamma, poi, è una donna meravigliosa, coraggiosa e pronta a tutto pur di difenderli.Mi hanno lasciato soltanto il buio e il freddo.Ma io voglio vivere. A ogni costo."
Per tutto il libro ho sperato: per loro, per i loro compagni di viaggio, per Andrius, un giovane conosciuto sul treno che li porta in Siberia, pagina dopo pagina speravo che tutti riuscissero a resistere, al freddo, al dolore, alle malattie, alla cattiveria dei loro carcerieri.
Alcuni di loro ce la faranno, scaldati in quella regione polare dall'amore per la patria, per i loro cari, per la vita stessa
“Che sia amore per un amico, amore per la patria, amore per Dio o anche amore per il nemico, in ogni caso l’amore ci rivela la natura davvero miracolosa dello spirito umano.”
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