giovedì 22 marzo 2018

Recensione:La coppia perfetta - B.A. Paris

Quarta estrazione della Book Challenge 2018, ho preso coraggio e finalmente ho richiesto di avere un titolo e...


Titolo: La coppia perfetta
Autore: B.A. Paris
Editore: Casa Editrice Nord (1 settembre 2016)    



Jack e Grace sono la coppia perfetta... o la bugia perfetta?

Chiunque avesse l’occasione di conoscere Jack e Grace Angel penserebbe che sono la coppia perfetta. Lui un avvocato di successo, affascinante, spiritoso. Lei una donna elegante e una padrona di casa impeccabile. Chiunque allora vorrebbe conoscere meglio Grace, diventare sua amica, scoprendo però che è quasi impossibile anche solo prendere un caffè con lei: non ha un cellulare né un indirizzo email, e comunque non esce mai senza Jack al proprio fianco. Chiunque penserebbe che in fondo è il classico comportamento degli sposi novelli, che non vogliono passare nemmeno un minuto separati. Eppure, alla fine, qualcuno potrebbe sospettare che ci sia qualcosa di strano nel rapporto fra Grace e Jack. E chiedersi per esempio perché, subito dopo il matrimonio, Grace ha lasciato un ottimo lavoro sebbene ancora non abbia figli, perché non risponde mai nemmeno al telefono di casa, perché ci sono delle sbarre alle finestre della camera da letto. E a quel qualcuno potrebbe venire il dubbio che, forse, la coppia perfetta in realtà è la bugia perfetta...



Jack e Grace sono così... maledettamente perfetti!

Non ci sono altre parole per poterli definire: lui affascinante, avvocato di successo, galante e ben educato; lei elegante, cuoca ed ospite perfetta, ma è veramente possibile essere così “da copertina“? 



A prima vista sembrerebbe di sì. Mentre tutti siamo impegnati a tenere il filo delle nostre cose, è difficile notare le minuscole crepe che si nascondono dietro un idillio simile, ma se qualcuno si prendesse la briga di analizzare la situazione, si accorgerebbe che dietro l’immagine pubblica si nasconde tanto tanto altro.


Anche per Grace è stato così, ha dato fiducia anche lei a Jack, sin dal giorno in cui ha incontrato lei e la sorella nel parco: lui, è dannatamente bravo a mostrarsi come un uomo meraviglioso, amorevole, premuroso, ma dal giorno delle nozze tutto cambia, tutto comincia ad essere un gioco in cui le pedine sono mosse esclusivamente da lui, e Grace è costretta a seguire ogni sua regola, se vuole continuare a vedere Millie, affetta da sindrome di Down, per la quale lei darebbe anche la vita.

La mia vita è diventata perfetta diciotto mesi fa, il giorno in cui Jack ha danzato con Millie al parco….
 

Ma perfetto non è sinonimo di felice, anzi, in questo caso è esattamente il contrario.
Grace vive una vita di prigionia, non solo fisica, ma soprattutto psicologica: non può avere contatti con altre persone se non in presenza del marito, ed ogni sua parola è sottoposta al suo esame. Se lei non si mostra nella maniera da lui desiderata, se usa una parola sbagliata, se prova minimamente a cercare di portare alla luce la sua terribile realtà viene punita. Fame, maltrattamenti, isolamento, privazione di ogni bene di conforto, e soprattutto la costante minaccia per il benessere di Millie.
Quando tutto sembra essere già insopportabile, si aggiunge la volontà di Jack di far entrare anche la sorella in questo piccolo circo degli orrori privati, volendola far venire a stare con loro quando, al compimento dei suoi 18 anni, lascerà la scuola dove vive.


Il libro è un continuo salto avanti ed indietro nel tempo, si alternano capitoli del presente e del passato, tenendoci così col fiato sospeso ed allo stesso tempo spiegandoci come siamo arrivati allo stato attuale. Il lettore viene così guidato ad un finale per certi versi prevedibile, ma secondo me quantomeno auspicabile.

L'aspetto che ho trovato più insopportabile in questa storia, è la plausibilità, non è così improbabile una vicenda simile: siamo abituati a vivere in un mondo in cui ognuno pensa ai fatti propri, non ci fermiamo quando qualcuno chiede aiuto in mezzo ad una strada, non soccorriamo persone in pericolo, i fatti di cronaca quotidiani ne sono una testimonianza tangibile. Storie di ordinaria violenza domestica avvengono nella coltre silenziosa delle mura domestiche senza che nessuno se ne accorga, sarebbe così difficile per uno psicopatico molto ben organizzato come Jack riuscire a tessere la sua trama? Bé, purtroppo secondo me la risposta è no, non sarebbe affatto irrealizzabile.

Ho letto in giro recensioni poco positive, io di sicuro non sono una grande esperta di questo genere, ma, a mio parere,  se un thriller ha il potere di tenerti incollata alle sue pagine, non facendoti venire minimamente voglia di metterlo da parte, ha raggiunto il suo scopo, e si può ritenere un buon thriller.
In fondo, grandi classici del giallo hanno finali paradossalmente prevedibili, quindi, non credo che questo possa ritenersi un vero e proprio difetto.

Io ho apprezzato veramente tanto la lettura, al punto di terminarlo in tre giorni su quindici che ne avevo a disposizione per la Challenge, quindi, mi ritengo più che felice e soddisfatta di aver per una volta coraggiosamente scelto di avere un titolo come obiettivo!




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