Buongiorno a tutti,
oggi conosciamo un po' meglio una delle autrici che mi hanno colpito negli ultimi tempi, Ilaria Marsilli, la quale, gentilissima, mi ha concesso un po' del suo tempo per rispondere a qualche domanda, ecco di seguito per voi la nostra intervista:
1. Ciao Ilaria, grazie per aver accettato questa intervista. Avevo voglia di conoscerti meglio, perché mi hai davvero incuriosita. Per cui eccomi a chiederti, prima di tutto, di raccontarmi come e quando è nata la tua passione per la scrittura.
Ciao, grazie mille per questa splendida opportunità!
La passione per la scrittura è iniziata per puro caso. Sono sempre stata un’accanita lettrice, amante appassionata dei libri con la a maiuscola, ma del tutto disinteressata a entrare nel mondo della scrittura e convinta che non sarei mai riuscita a mettere insieme più di due frasi di senso compiuto. I miei temi alle superiori ad esempio rasentavano per lunghezza e grammatica i telegrammi, neanche fossi stata affetta da una forma allergica acuta nei confronti della prolissità.
La prima sorpresa per me è stata invece l’essere in grado di scrivere la tesi di laurea. Lì forse si è sbloccato qualcosa, ma non era un romanzo e non avevo assolutamente preso minimamente in considerazione l’idea di scriverne uno. Neanche passata per l’anticamera del cervello.
Ho sempre desiderato raccontare storie, far decollare con la mente le altre persone, regalare emozioni e sogni, come altri li avevano donati a me con le loro opere, ma intendevo farlo come fumettista, davvero non come scrittrice.
Poi mi sono trovata nella situazione di dover scrivere un paio di racconti per una applicazione sviluppata dalla ditta di mio marito, come incitamento agli utenti a fare altrettanto. Non sapevo se sarei stata in grado ti tirare fuori qualcosa di minimamente decente, ma ben presto le dita sono volate leggere con mio estremo stupore sulla tastiera e mi sono ritrovata a pensare: «Ah, uhm, però… è divertente!».
È in quel momento che è nata in me la storia di Aili. Ho iniziato così a scriverla per diletto, pensando al massimo di inserirla nell’ App a cui lavoravo, a puntate, ma il “divertente” è passato a: «Santo Iddio!!! Ma è una figata pazzesca! Perché nessuno me l’ha detto prima?». Con tanto di stelline negli occhi ed elettricità statica che si propagava dal mio corpo per l’eccitazione.
Mi sono innamorata della scrittura in quell’ istante, ardentemente. La mia mente, prima abitata solo da immagini, si è riempita anche di parole e tutto ha preso una direzione diversa da quella di partenza.
2. Da cosa trai ispirazione per scrivere le tue storie? E c’è un momento della giornata in cui preferisci metterti a lavoro?
Mi arriva alla mente un particolare dal nulla, un dettaglio e su quello imbastisco una trama. La musica è per me un grande aiuto a far volare l’immaginazione. Non credo sia esistito un solo momento della mia vita in cui io non abbia inventato storie. Me le racconto prima di addormentarmi. Me le racconto nei momenti di attesa, come un viaggio in macchina o una sala d’aspetto.
Forse sono nata partorendo già avventure nella mia testa e a volte la cosa mi ha creato anche qualche problema, perché mi estraneo a tal punto dalla realtà da non accorgermi più di quello che mi succede intorno.
Non c’è un momento migliore per scrivere per me. Quando avevo tutto il tempo che volevo a disposizione, parevo una pazza invasata, incapace di staccarsi dalla tastiera. Qualsiasi altro lavoro o occupazione, come anche doversi arrestare per nutrirsi o espletare i bisogni corporali, era un peso pazzesco. Immaginami piegata sulla tastiera con gli occhi rossi, lo sguardo spiritato e i capelli simili a un covone di paglia. Ma quando mi prendono i raptus artistici divento così.
Ora che i momenti che posso dedicare alla scrittura, e all’ arte in generale, si sono ridotti, sono per forza di cose più equilibrata e in un certo senso credo che si veda anche nel mio modo di scrivere, che è meno istintivo e di getto, ma più ragionato.
3. Se dovessi descrivere la Ilaria Marsilli autrice, quali parole useresti?
Mhmm… Libera di seguire la sua ispirazione, pignola e… Ok, ho problemi con questo genere di domande, mi si fa il vuoto nel cervello. Passiamo a quella dopo…
4. Da lettrice, quali libri preferisci? E, tornando alla passione per la scrittura, c’è un genere per cui ti senti più portata?
Leggo principalmente gialli, thriller, horror e fantasy, ma non disprezzo anche altri generi se la trama mi incuriosisce. Personalmente mi sento più portata per il fantasy, perché mi piace poter scrivere con le mie regole e non dover sottostare necessariamente a quelle delle realtà che conosciamo.
5. Libro di carta o ebook?
Un tempo avrei detto carta. Ma oggi apprezzo la praticità degli ebook e degli eReader. Ovvero da quando nella mia vita è entrata mia figlia e, durante le interminabili poppate, mi sono ritrovata solo con una mano disponibile per sorreggere il lettore e girare le pagine. Con un cartaceo sarebbe stato quasi impossibile, pena un crampo all’ avambraccio dopo appena mezz’ ora.
Certo quando leggo un romanzo in ebook e me ne innamoro, poi vado a comprare anche il cartaceo per riporlo nella mia libreria. Sono ancora dipendente dal piacere del possesso fisico dei volumi, del peso dei libri tra le mie mani, del loro odore, del piacere che mi provoca vederli belli allineati sugli scaffali... Sì, sono un po’ malata, lo so…
6. Il tuo esordio è stato un'altra storia, vuoi parlarcene? Sei affezionata a quei personaggi?
L’idea delle vicende di Aili è partita dal desiderio di scrivere una storia che narrasse di due giovani con un cuore in condivisione. Volevo che fosse una favola che ricordasse quelle classiche delle mia infanzia, poi però la trama si è infittita e intricata nel corso della stesura. Ammetto che la maggior parte dei colpi di scena non sono stati studiati a tavolino, come potrebbe invece sembrare, ma per lo più sono stati sorprese anche per la sottoscritta. Mentre scrivevo mi trovavo a dire: «Ma dai? Sul serio?». Come se fossi stata io stessa una spettatrice e non l’autrice col potere decisionale sulla trama. Mi è sembrato tutto il tempo di mettere per iscritto qualcosa che mi veniva narrato da terzi. La trilogia di Aili parla di una storia quasi viva, che non ha accettato interferenze nemmeno da me. Come non lo hanno fatto i personaggi, ostacolandomi ogni qualvolta volevo forzarli ad agire in modo contrario al loro carattere.
Penso che li porterò nel cuore per sempre. Accompagnarli nelle loro avventure è stata un’esperienza entusiasmante.
7. Parliamo adesso del tuo libro “I Dissonanti”. Com’è nata questa storia? E a cosa ti sei ispirata?
Bella domanda e la verità è che, anche spremendomi le meningi, davvero non me lo ricordo… Bene, ora sono preoccupata, andrò a fare qualche controllo per appurare che non abbia una forma precoce di demenza senile.
8. Raccontaci qualcosa di te al di là del lato prettamente autoriale. Cosa fai nella vita? Hai dei progetti che porti avanti?
Nella vita mi districo tra il lavoro di mamma e quello di grafica. Al momento con una netta prevalenza del primo. Qualsiasi progetto personale a breve scadenza per ora è in stallo, a causa del poco tempo a disposizione.
9. Hai mai dedicato un racconto a qualcuno?
Devo dire di no. Ma pensandoci avrei dovuto dedicare la trilogia di Aili a mio marito, per avermi concesso il tempo di scriverla, per essere con me sempre paziente, per lasciarmi libera di appagare il bisogno irrefrenabile che ho di esprimermi attraverso l’arte, anche quando a volte toglie tempo a noi due.
10. Un motivo per cui le persone dovrebbero raccontare una storia?
Perché scrivere può essere un’esperienza catartica, perché è divertente, perché se si ha una storia dentro va lasciata uscire. Da qualche parte c’è qualcuno in attesa di conoscerla, leggerla e amarla. È un regalo che si fa a se stessi e agli altri. Da lettrice dico che di libri non siamo mai sazi e più ce ne sono, più facile è trovarne uno che sembra scritto apposta per noi. Quindi buttarsi, non tirarsi indietro e largo alla fantasia.
11. Quale sarà il tema della tua prossima storia?
Ancora non sono riuscita a inquadrarlo a dovere. Si comporrà piano piano quando sarà maturo per prendere una forma definitiva, ma mi piacerebbe che la storia fosse ambientata a Venezia, città che amo e dove ho frequentato l’università.
Grazie mille per lo spazio che mi hai dedicato sul tuo blog.
... grazie a te Ilaria per la tua disponibilità!!!
dovrebbero creare un profumo che sa di libri, inchiostro e biblioteche e chiamarlo "Distillato di Felicità"
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